di Marta Pavan

Breganze, piccolo borgo vicentino, è incastonato tra i fiumi Astico e Brenta ai piedi dell’altopiano di Asiago. Si divide in una parte pianeggiante ed una collinare, quest’ultima a vocazione vitivinicola è caratterizzata da una buona esposizione al sole e da un terreno per la maggior parte di origine vulcanica. È qui che troviamo la Breganze DOC, famosa denominazione che valorizza e tutela i vini e i vitigni di quest’area. Il più famoso fra questi ultimi è sicuramente il vespaiolo che può essere vinificato fermo, spumante o passito, dando vita nell’ultimo caso al ben noto Torcolato. In questa cornice collinare dove negli ultimi anni si è dato sempre maggior spazio ai vitigni internazionali, emergono i Canevisti, gli ultimi rappresentanti di quell’autenticità vera che il territorio sta abbandonando. Si definiscono un gruppo di amici, appassionati vignaioli, provetti vinificatori e saggi bevitori che condividono alcuni valori della cultura del vino. Una cultura che siamo andati a scoprire con i nostri occhi partendo dalla vigna storica di Enrico, chiamata le Zaffanaglie. In questo piccolo vigneto di circa 3000 metri, neanche un campo vicentino, si trovano solo vitigni della tradizione, come groppello, garganega, gruaja e durella; per un totale di 700 viti che adesso si possono anche “adottare”. Con questa sorta di adozione a distanza ogni pianta ha una sua targhetta col nome con cui il proprietario vorrà battezzarla. Una simpatica iniziativa volta a far conoscere ed aiutare questo progetto di rivalutazione del territorio coinvolgendo il maggior numero di persone possibili (ad oggi solo metà delle piante sono state adottate, quindi c’è ancora molto spazio per nuove targhette). Una volta scesi dalla vigna siamo andati a trovare un altro canevista, Cristian, nella sua azienda, la cantina Rarefratte, il cui nome è accompagnato dalla dicitura “vini rari e autoctoni”. Qui davanti ad un buon salame accompagnato a qualche fetta di pane abbiamo assaggiato i vini dei canevisti.

“Bianco del canevista” 2019, un vino bianco fermo dalle uve garganega e durella della vigna storica. Al naso si presenta molto pulito e tecnico, con sentori fruttati di mela verde e limone. La fermentazione è spontanea con controllo della temperatura, mantenuta intorno ai 18/20 °C. Fresco e molto sapido, caratteristica conferita dal terreno vulcanico.

“Rosè groppello e gruaja” 2017, le due uve della vigna storica sono state vinificate in rosato, dando vita ad un vino più “selvatico” del precedente, che meglio caratterizza lo stile dei canevisti. Forte il sentore della fragolina di bosco, il tannino è delicato ed equilibrato e ben accompagna la sapidità.

“Groppello spumante” 2017, vino 100% groppello, caratterizzato da sentori di frutta di sottobosco, molto fresco e quindi con una buona acidità, sapido e con un tannino delicato.  

 “Vespaiolo spumante” 2017, dall’uva regina di queste terre si ottiene uno spumante di color giallo paglierino coi riflessi dorati. Una nota ossidativa al naso ricorda la frutta gialla matura accompagnata dalle note burrate dell’affinamento sui lieviti. Buona acidità e freschezza. Vino che può ancora esprimersi trovando maggior equilibrio.

“Vespaiolo spumante” 2016, ottenuto da vespaiolo in purezza troviamo un vino elegante e delicato, fruttato e floreale al naso con un sentore di crosta di pane, anche in questo spumante l’acidità è buona e conferisce un’ottima freschezza. Rispetto al precedente è più armonico e maturo.

“Groppello in appassimento” 2015, la vigna storica ci regala un ultimo vino, un passito realizzato col groppello in purezza. Al naso risulta subito molto fruttato, con sentori di marmellata di frutti rossi e un pizzico di speziato. Fresco ed elegante, ben bilanciato da un tannino morbido. Ottimo da abbinare alla selvaggina o al cioccolato.

Se è vero che coraggio deriva da “cor” che vuol dire cuore i canevisti ce ne mettono più di tutti. La loro voglia è quella di ritornare alle tradizioni unendo le generazioni passate con quelle presenti e future. Questo viene fatto cercando di rivalorizzare le varietà autoctone, togliendo le sovrastrutture tecnologiche ed ideologiche che ormai hanno portato alla produzione di vini troppo tecnici che non parlano più la lingua della terra.

Se anche tu vuoi adottare una vigna scrivi a: info@canevisti.it

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