Serate Walk on the Wine Side

Lugana di Sirmione, 16 dicembre 2022 ore 20.00

Storica Verticale Ca’ dei Frati Amarone della Valpolicella Pietro Dal Cero 

Sarò fianco a fianco a Bernardo Pasquali e Maria Chiara Dal Cero presso la sede Ca’ dei Frati

Otto annate un degustazione 

2008-2009-2010-2011-2012-2013-2015-2016

Milano, 23 – 24 ottobre 2022 INCONFONDIBILE

Festival dei vini rifermentavi in bottiglie e ancestrali

Con Massimo Zanichelli condurremo 6 Masterclass dedicate a questa tipologia

Qui troverete il programma https://inconfondibile.wine/programma/

Perugia, Enoteca Venti Vino 18 ottobre 2022

Degustazione L’ombra del Prosecco

Venezia 29 settembre 2022

Serata con AIS Venezia dedicata ai rifermentati in bottiglia

Conca d’Oro Bassano del Grappa 21 luglio 2022

Profondo Rosso incontro con Don Andrea Guglielimi

Londra, 20 giugno 2022

30 anni di Liberty Wines con Ca’ dei Frati

Dusseldorf -Germania 14- 16 maggio ProWein

Stand Ca’ dei Frati – Vinissimo G13

02-03-04 aprile 2022 Italian Spring Tour Arkè Vini

Roma, Firenze, Cremona

Gambellara 9 aprile 2022

Seminario Rifermentati a Vinnatur

Milano, 25 marzo 2022

Rost, The House Of Riesling Sun

Roma, 21 Marzo 2022

Seminario sul mondo della fermentazione con Maurizio Donati

Bassano del Grappa, 3 marzo 2002

Conca d’Oro serata con

Christian Zago Ca dei Zago, Loris Follador Casa Coste Piane, Martino Tormena Mongarda

US Slow Wine Tour 2022

22 gennaio 5 febbraio 2022

San Francisco CA

Seattle WA

Austin TX

Miami FL

New York NY

Bassano del Grappa, 16 dicembre ore 20.30

Fattoria Sociale Conca d’Oro presentazione del libro “Il cuore del vino” di Piero Riccardi prefazione di Gianpaolo Giacobbo

2 dicembre in Conca d’Oro Fattoria Sociale

10 novembre da Itko in Valpolicella

10 anni di Vigna del Peste di Terre Di Pietra!

Avró l’onore di essere a fianco di Saletti Cristiano per raccontare questi anni e questi vini.

23 novembre da La Ciacola a Breganze VI

12 novembre Fattoria Sociale Conca d’Oro Bassano del Grappa

Ciceroni d’eccezione nel mondo agricolo della zucca e del vino Andrea Giubilato e @gianpaolo.giacobbo

Un menù a tema accompagnato da vini naturali selezionati ad hoc per ogni portata.

Solo su prenotazione al 347.712021555€ a persona #autunno#zucca#vino#wine#naturalwine#sucche#pumpkin

24 ottobre 2020

Al Gustus di Vicenza presso il Conservatorio di Musica Arrigo Pedrollo

Masterclass sui territori dei vini dei Colli Berici

Terreni Calcarei e Terreni Vulcanici

Prenotazione e acquisto biglietti

bit.ly/Gustus_2021_biglietti

15 ottobre 2021

I vini delle prealpi bellunesi in collaborazione con FISAR Treviso e Slow Wine con Patrizia Loiola

Ristorante Ca’ Landello Santa Maria di Campagna 13

Noventa di Piave (VE)

Per info: segretario.sandonadipiave@fisar.com

17 ottobre 2021

Inconfondibile Festival dei rifermentati in bottiglia con Massimo Zanichelli

Area Fiera Santa Lucia di Piave (TV)

Per info e prenotazioni Masterclass https://inconfondibile.wine/

21 ottobre 2021

Umbria Indie con Giampiero Pulcini

Fattoria Conca d’Oro a Bassano del Grappa (VI)

Info e prenotazioni 347 7120215

Frozen Vineyards

di Gianpaolo Giacobbo

Il flusso d’aria siberiana si sta facendo sentire, non solo nell’abbassamento delle temperature percepite, ma anche tra i filari delle vigne. Eh già, non bastava l’Annus orribilis che abbiamo vissuto e continuiamo a vivere, non bastava la grandine sempre più violenta, vogliamo perderci una gelata?

Nel periodo primaverile, proprio quando tutto sta rinascendo, quando anche noi abbiamo la sensazione di tornare a riprenderci le nostre vite, può accadere che possa arrivare quella coda d’inverno capace di compromettere l’attività della pianta già sul nascere. Già nella primavera del 2017 abbiamo assistito ad un fenomeno che ha compromesso buona parte della coltura del nord Italia e anche in Francia. Cosa si può fare per salvare le vigne o le colture quando le temperatura precipita vertiginosamente sotto lo zero?

Nell’alta Borgogna assistiamo a coreografiche accensioni di fuochi tra i filari, che possano recuperare qualche grado di temperatura per evitare al gelo di prendere il sopravvento. Tecnica importata anche a casa nostra di cui però non se ne conosce l’esito. 

A difesa di questo evento, ssiste un metodo di irrigazione, anti brina, che provvede a distribuire l’acqua sulla superficie della vigna affinché si possa creare una sorta di strato protettivo di ghiaccio sulla gemma. A quel punto l’interno dell’involucro ghiacciato, non scenderà mai al di sotto dello zero salvaguardando, in parte, il raccolto o perlomeno contribuendo a limitare i danni. Sostanzialmente si tratta di una nebulizzazione generata che si poggia sulla pianta. Per i produttori sono momenti di grande tensione che si sommano ai numerosi a cui purtroppo il cambio climatico ci sta abituando. La natura si dimostra a volte violenta ma queste sono le regole del gioco a cui bisogna sottostare.

Foto di Maurizio Favrel nella vigna Malibran a Susegana

Alberto Oggero, innovazione continua in Roero

Sperimentazione come parola chiave per vini veri ed autentici

di Marta Pavan

Il nostro viaggio alla scoperta del Roero continua e non con poche sorprese. Abbiamo già raccontato la bellezza di questo territorio sulla sponda sinistra del Tanaro ed oggi siamo andati a trovare Alberto Oggero, cofondatore dell’Associazione SoloRoero con le aziende Valfaccenda e Cascina Fornace. Ci troviamo di fronte ad un giovane produttore che fin dal 2003 inizia le sue sperimentazione per capire come non doveva produrre il suo vino. Sembra strano, ma molte volte per riuscire a trovare la propria strada ed ottenere un prodotto di qualità che possieda un’anima bisogna imparare cosa non ci piace e vogliamo evitare. In questo periodo, fino al 2009, il nostro produttore cerca di capire qual è la sua filosofia e che trama vorrà usare per condurre i suoi vini. Nel 2010 Alberto apre la sua azienda con un’iniziale produzione annua di circa cinquecento bottiglie fino ad arrivare alle ventimila di oggi divise in cinque etichette. La superficie vitata copre cinque ettari, su dodici in totale, di cui i restanti rimangono a bosco. I vigneti sono coltivati seguendo il regime biologico, con trattamenti di rame, zolfo e propoli. Il nostro produttore ci racconta che investe molto nella gestione del suolo, con l’utilizzo delle erbe mediche, per apportare sostanze organiche e contrastare l’erosione del terreno vista la conformazione sabbiosa. La cascina dove Alberto vive e ha sviluppato la sua azienda è del 1860, coltiva nebbiolo ed arneis, varietà autoctone della zona; il vitigno a bacca bianca non ha una storicità importante, infatti veniva piantato qua e là fra le viti di nebbiolo. L’idea di produrre un vino bianco è nata con uno scopo commerciale verso la fine degli anni ’70. Con l’arrivo dei primi supporti tecnologici nelle cantine durante gli anni ’90 l’arneis ha trovato la sua fortuna, con una produzione omologata e tecnica. Il nostro vignaiolo ci racconta che le bottiglie venivano lanciate nel mercato a Natale della stessa vendemmia, cosa che succede ancora oggi. Alberto si discosta da questo stile, e ci presenta la sua visione di vino bianco; così abbiamo iniziato la nostra degustazione.

“Roero” 2019, da arneis in purezza, frutto di vigne diverse, la prima meglio esposta e le uve che derivano sostano cinque giorni sulle bucce per avere un’estrazione ottimale, una volta svinato, il vino passa in botte grande di rovere da trenta ettolitri e qui svolge la malolattica. Con le restanti la vinificazione e l’affinamento avvengono in acciaio senza macerazione; in tarda primavera le due diverse masse sono unite e l’imbottigliamento avviene in estate. Il risultato finale è un bianco dai sentori ben fruttati e floreali di gelsomino e acacia, un rinfrescante richiamo salino e una nota burrosa. In bocca è croccante e di buona struttura conferita dall’ottima presenta dei tannini ben integrati ed in equilibrio con l’acidità, un ottimo bianco fresco e di personalità.

L’annata 2019 è uscita a gennaio 2021, e ci racconta che il vino ha bisogno di tempo, altri aspetti innovativi dei vini della cantina Oggero sono la macerazione e la fermentazione malolattica, che per i bianchi tecnici ed omologati sono inconcepibili.

“Valle dei Lunghi” 2019, da uve 100% arneis. Questo vino è un chiaro esempio di innovazione e sperimentazione. La macerazione è di dodici giorni a cui poi segue la maturazione in cemento. Al naso troviamo un bianco con profumi di frutta matura, con la mela gialla, avvolta dalle note di resina e miele di castagno. Al sorso è ben sapido ed acido, persistente e di ottimo corpo. Una nuova espressione dell’arneis, fuori dagli schemi e con un’anima che vuole andare contro il tecnicismo e l’omologazione che ha caratterizzato questo vitigno per anni.

“Sandro” 2019, ci siamo spostati verso il nebbiolo. Iniziando con un rosso introduttivo. Il nome del vino è dedicato al nonno di Alberto. L’idea è quella di rappresentare il territorio, la vigna è chiamata San Michele, su terreno 66% sabbioso. Le uve sostano sulle bucce per cinque giorni a cui poi segue l’affinamento in cemento, senza passaggio in legno. L’obiettivo è regalare un vino che possa stare sulla tavola tutti i giorni, con una buona beva. Si esprime con note fruttate di ciliegia e floreali di viola e rosa canina. Al sorso è divertente, allegro, con un’ottima freschezza. Un vino che dove lo metti sta, meglio se con un buon salame.

“Roero classico” 2018, ottenuto da uve nebbiolo di una singola vigna di trent’anni, denominata Le coste ed esposta a sud. In questo caso la macerazione è di venti giorni per esaltare il profilo aromatico del vino, poi la maturazione di dodici/quattordici mesi avviene in legno e dona un’ottima struttura. Al naso si presenta con note fruttate di frutta rossa, violetta, spalleggiate dalle spezie. Un vino vivace, fresco e sapido. Un ottimo esempio di nebbiolo del Roero che richiama il territorio.

“Roero riserva” 2016, da uve 100% nebbiolo, provenienti dalla vigna Anime di ottant’anni, con esposizione sud-ovest, situata in un piccolo anfiteatro naturale che raccoglie molto bene il calore. Il suolo è sabbioso, le radici delle viti sono molto profonde e difficilmente le piante soffrono di stress idrico. Questo vino al naso è molto fine ed elegante con ciliegia e prugna avvolte dalla violetta, alle quali si accostano le delicate note speziate di tabacco, cannella e pelle. A completare il tutto si aggiunge la tostatura conferita dal legno con la vaniglia. In bocca è dinamico, vivo, con un tannino vellutato che con l’acidità lo tiene in movimento. Un rosso che esalta il terroir, frutto di duro lavoro dalla vigna alla bottiglia.

Il nostro viaggio all’interno della cantina Oggero è terminato. Alberto ci saluta con questa frase, che lo caratterizza: “Piuttosto che lavorare la terra molle, è meglio stare a casa a fare il folle”. Il riassunto migliore per questo vignaiolo che con passione e determinazione porta avanti le tradizioni passategli dal nonno Sandro. Perché Roero significa dedizione, territorio e fatica. Un connubio che sicuramente porterà ad apprezzare questo territorio che sta emergendo sempre più, anno dopo anno, regalandoci dei vini che parlano la lingua di questi tenaci vignaioli.

Le sfumature di verde dei Vignaioli Indipendenti Trevigiani

Verso la metà degli anni novanta, seguivo i DTV Dodici Tonalità di Verde, un gruppo underground locale. Un nome ispirato alla canzone “verde” di Federico Fiumani leader dei Diaframma. Mi piaceva la spontaneità di quel gruppo, tecnicamente forse non di altissimo livello, ma capace di donare energia e credibilità. Al di la del percorso musicale del gruppo ricordo di essermi soffermato sull’idea delle dodici tonalità di verde e di come ciascuna di queste sfumature potesse avere una storia a se. Quando ho saputo del progetto “sfumature di verde” gestito da Forcoop Cora Venezia con i Vignaioli Indipendenti Trevigiani non ho potuto fare a meno di pensare a quel momento e a quelle riflessioni tutto sommato giovanili.

Essere vignaiola o vignaiolo significa gestire le varie sfumature di verde attorno a se e alla propria famiglia. Non vuol dire solo coltivare la terra per ottenere dei prodotti ma piuttosto prendersi cura di un luogo, custodirlo e donare molto di più di ciò che si può raccogliere. Obiettivo del progetto “Sfumature di Verde” è stato quindi quello di legare l’impegno dei viticoltori verso un prodotto e una produzione più sostenibile e “verde” anche per dare sviluppo al settore enoturistico che vede una crescente domanda.

A chiusura del progetto “Sfumature di Verde” ha avuto luogo un evento on line di degustazione in collaborazione con Vignaioli Trevigiani FIVI. La degustazione ha rappresentato il punto di arrivo del progetto “Sfumature di Verde”: una ventina di vignaioli, aderenti all’associazione Vignaioli Indipendenti Trevigiani FIVI (https://www.vignaiolitreviso.com/).

La degustazione on line ha visto protagonisti cinque produttori VIT con altrettanti vini espressione delle proprie terre ma anche specchio della ricerca che ciascuno di questi produttori conduce quotidianamente. Una degustazione insolita ma che si adatta alle esigenze di questi tempi. Presenti alla degustazione molti dei collaboratori veneti della Guida Slow Wine e, collegato da Bologna, Fabio Giavedoni che con Giancarlo Gariglio è il curatore nazionale della guida. Presenti anche molti sommelier FISAR e AIS e collaboratori di varie testate specializzate nel settore vino.

A condurre la degustazione Gianpaolo Giacobbo e Patrizia Loiola a rappresentare Forcoop Cora Venezia. Le cinque aziende che hanno partecipato alla degustazione in rappresentanza dei  Vignaioli Treviso erano: Case Paolin, Loredan Gasparin, Moret Vini, Graziano Sanzovo, Bellese Vini. I vini presentati sono stati quelli che in qualche modo rappresentano una strada diversa o per lo meno che portano con un’espressività non dichiarata.

Il Prosecco Colfondo Codolà di Graziano Sanzovo rappresenta la tradizione del vino di Valdobbiadene. Il vino che sa mettersi a nudo con orgoglio e che non ha bisogno di orpelli per mettersi in mostra. Diretto essenziale e frutto di questa terra. Alla vista si presenta torbido per sua natura e genesi al naso dopo un iniziale momento di introspezione si lascia andare a sensazioni fresche quasi balsamiche, floreali eteree. Al palato è sapido e asciutto con una bollicina cremosa e sottile che invoglia la sorsata abbondante.

Mirco di Case Paolin ha portato Pietra Fine 2019 un sorprendente Extra Brut Charmat lungo di nove mesi capace di esprimere con forza la sassosità di una zona non ancora esplorata ai piedi del Monte Grappa a Cavaso del Tomba per l’esattezza su terreno in superficie grasso ma che nella profondità ha buona presenza di calcare. Bollicina fine elegantissima naso tratteggiato piccole pennellate assestate bene con note agrumate, glicine, timo di montagna. Al palato convince per equilbrio gustativo la scelta del tenore di zucchero che tende a zero è quanto mai centrata. Bella la progressione gustativa e la verticalità espressa.

Di Marco Moret di Moret Vini abbiamo potuto letteralmente godere di questo Incrocio manzoni 13.0.25 che già si era messo in mostra durante una visita in azienda. Marco è un vignaiolo a cui piacciono le sfide ma che ha la grande sensibilità di conservare l’identità territoriale a dispetto delle mode che molto influenzano le zone in cui vive. Questo incrocio Manzoni è un rifermentato rosè che vede il Moscato d’Amburgo e il Raboso del Piave uniti in un unico vitigno. Vino dallo spettro aromatico ben definito nella direzione floreale dei petali di rosa ma anche agrumato di pompelmo rosa e spezie. Al palato è piacevolissimo gustoso succoso e polposo.

Con Desirée Bellese Pascon, tra l’altro presidentessa dei Vignaioli Indipendenti Trevigiani, abbiamo avuto la possibilità di parlare della belussera. Un impianto tipico della zona del Piave che sta oramai vedendo l’estinzione. Si tratta di una tecnica di coltivazione ideata dai fratelli Belussi a fine 800 che vedeva  la vite disposta ad altezze di quasi quattro metri. Una tecnica tesa ad evitare il problema della peronospora senza l’utilizzo di prodotti esogeni. Vini Bellese produce Glera e naturalmente Raboso su questi vecchi impianti. Abbiamo assaggiato il Raboso Frizzante, una versione spensierata e fresca di questa varietà dai caratteri generalmente duri. Razza Piave! Vino fresco, fruttato piacevole al palato grazie non solo al pizzicore della carbonica ma anche al giusto equilibrio da sapidità e acidità. Godibilissimo non si smetterebbe mai di bere.

Lorenzo Palla di Loredan Gasparin ha chiuso in bellezza questa degustazione che minuto dopo minuto ha acquisto una fisionomia inaspettata. Il loro  Della Casa 2016 dimostra già al colore la sua identità. Entra in scena il classicismo. Loredan Gasparin è sempre stato fedele alla sua storia in un mondo che cercava la propria identità a destra e a manca. Lo dimostra questo vino dal fare sicuro. Un porto sicuro da approdo dove tutto è definito con eleganza. Cabernet franc, merlo, cabernet sauvignon e malbec. Equilbrio perfetto. Naso di profondità con note frutta matura, tabacco biondo e liquirizia. Più il tempo passa e più si dona ma sempre con toni misurati a ritmo cadenzato. Saporito al palato, setato piacevole, lascia un eco di se continuo.

L’uomo consapevole della sua terra muove le mani e rifiuta gli aiuti chimici

di Marta Pavan

La Liguria è una falce di luna posata sul mare, incastonata fra il Mar Mediterraneo e le Alpi. Ci troviamo nella provincia di Genova, nella zona di Levante, terra caratterizzata da colline scoscese, ulivi e boschi. Da queste parti non è facile essere viticoltori, infatti, vista la conformazione del territorio, non è possibile un invasivo utilizzo delle tecnologie e si pratica un’agricoltura eroica, dura, e dal sapore contadino di un tempo. In questi scenari quasi fiabeschi, in cui, da un lato soffia la brezza marina e dall’altro il vento dalle montagne, abbiamo incontrato Daniele Parma, titolare da ben trentacinque anni della cantina La Ricolla. Fra le vigne a Sestri Levante ci ha accompagnato alla scoperta della sua azienda che produce all’anno circa trentamila bottiglie. Agli inizi seguiva il sistema di agricoltura convenzionale, poi nel 2010 un primo cambio di rotta verso il biologico per concludere nel 2017/2018 con la definitiva conversione al biodinamico. Con questo sistema vengono coltivati sei ettari a vigna e sei a ulivi. I vigneti a bacca rossa sono granaccia, ciliegiolo e sangiovese. Tra i vini bianchi troviamo vermentino e bianchetta genovese. I trattamenti sono poco invasivi e a scopo preventivo delle malattie, si utilizzano rame, zolfo, alghe e propoli. Fondamentali il preparato 500, corno letame e il 501, corno silicio. Nel primo caso si utilizza due volte l’anno, in primis in autunno durante il periodo di semina delle erbe fra i filari; le leguminose fissano l’azoto e diventano un pascolo per gli insetti mentre le altre erbe aiutano il riassorbimento di rame e zolfo; in secondo luogo in primavera sulla trinciatura delle semine precedentemente piantate. Il corno silicio invece si usa una volta l’anno o nella fase di germogliamento, come messaggio di luce e per risvegliare l’humus, o in fase di maturazione in estati abbastanza verdi dovute al cosiddetto clima “maccaia” con nuvolosità velata, tipico di questa regione, per aiutare appunto il processo di maturazione dei grappoli.Il lavoro di Daniele si basa sul rispetto della natura con l’obiettivo di avere piante e grappoli vitali. Infatti se nell’agricoltura convenzionale si rincorre un problema cercando di risolverlo, in quella biodinamica lo si previene mettendo le piante nelle migliori condizioni per difendersi come farebbero in natura. Per fare ciò nelle vigne sono disposte tre differenti centraline meteo che aiutano il vignaiolo a prevedere gli andamenti climatici. L’intervento dell’uomo è quindi delicato, gentile e non invasivo.

La filosofia del rispetto della terra è stata portata anche nei vini. Così Daniele ci ha accompagnato in cantina. Qui è stato curioso vedere la presenza di diverse anfore, che non sono legate alla tradizione, bensì all’origine. Un’origine lontana dal vino dei giorni nostri, che ci riporta a come veniva fatto e trasportato dagli antichi, appunto con le anfore. Il concetto base è quello dell’utilizzo della terracotta, ambiente naturale e soprattutto “vivo” che lascia respirare. Il vino in questo specifico microclima è costantemente micro ossigenato. Questo strumento è usato per l’affinamento di bianchi e rossi e da quest’anno per la vinificazione del rosso a base di granaccia. Finito la breve visita ci siamo cimentati nella degustazione dei vini di Daniele accompagnati da una sua frase:

“Le bucce sono i miei lieviti, il tempo il mio chiarificante, le fecce i miei solfiti, la terracotta il mio legno e la vigna la mia cantina”.

“Berette” 2019, bianco fermo da uve 100% vermentino, re dei bianchi di questa regione. Il vino fermenta spontaneamente in acciaio con le proprie bucce senza il controllo della temperatura. Al naso appaiono delicate le note di resina e miele di castagno accompagnate dalla frutta gialla; il tannino dato dalle bucce è morbido e ben si bilancia con la buona sapidità e l’acidità. I solfiti sono aggiunti sono nel momento dell’imbottigliamento con una quantità di 20 mg/l.

“Óua” 2019, questo termine deriva dal dialetto genovese e significa “ci siamo”. Anche in questo caso abbiamo un bianco fermo da vermentino in purezza. La grande differenza rispetto al precedente è che questo vino è stato messo di fronte all’ossigeno senza alcuna protezione, con l’affinamento in anfora di otto mesi. C’è una leggera nota ossidativa di frutta gialla matura, un po’ di vegetale e le note delicate del miele di castagno. Vino elegante ed armonico, il tannino non è invasivo, buone acidità e sapidità tipica dal territorio.

Ci troviamo di fronte a dei vini legati alla tradizione, che ben si abbinano alla gastronomia locale; infatti sono ottimi col tipico coniglio alla ligure o con qualche fritto.I vini della Ricolla hanno sicuramente la loro anima e profumano di libertà. Libertà di sperimentare e di potersi esprimere senza omologazione e tecnicismi. In questa azienda si ha la sensazione di fare un passo indietro nel tempo, quando la terra era l’anello di congiunzione tra cosmo e vino. Perché alla fine ognuno è biodinamico a modo suo, esistono infatti delle linee guida generali, ma poi è solo l’uomo che conosce i momenti topici della propria vigna ed ha il dovere di rispettarli in silenzio. 

Ufficio Temporaneo

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Foto: Gianpaolo Giacobbo

C’era una volta l’ufficio in centro storico con la targhetta in ottone lucidata di settimana in settimana. Uno degli obiettivi degli yuppies anni ottanta, oltre alla bella macchina e il Rolex era questo. Le cose sono, ahimè, cambiate la bolla di ricchezza, illusoria, è scoppiata e tutti ci siamo rimessi in gioco. La posta da pagare è alta ma la parola d’ordine è “reinventarsi”. Accade così che il Caffè di Libri, di Bassano del Grappa metta in campo un’idea davvero originale. Maurizio e Monica sono un vulcano di idee, persone dalle menti inquiete. Del resto un locale che nasca fuso in una libreria non è cosa di ogni giorno, di solito queste cose non accadono in una cittadina come Bassano ma a New York o a Tokio. Ma nei giorni dei mille interrogativi hanno pensato di destinare uno spazio del loro locale all’ufficio in affitto. Un luogo elegante, sobrio, funzionale con una scrivania, poltrone, un fotocopiatore, wireless a banda larga, una sala riunioni munita di proiettore dove il piccolo professionista, l’agente, il mediatore, il grafico emergente, un’associazione culturale insomma chiunque abbia necessità di incontrarsi e di far nascere il proprio lavoro e le proprie idee può sfruttare. E’ il segno di una società che non getta la spugna ma che si plasma alle esigenze quotidiane. L’affitto di un locale in centro non è più sostenibile, i costi fissi sono eccessivi poi se ci si mette anche la Tares, mettiamo la ciliegina sulla torta. Finita la riunione poi non serve nemmeno impegnarsi troppo per trovare un bar per il caffè e un dolcino o l’aperitivo serale. Bella idea Stay Rock!

Giampi.

Caffè dei Libri – Bassano del Grappa –

Vicolo Gamba, 5
36061 – Bassano del grappa VI
tel.: 0424.227769

Aperto tutti i giorni   08.00 – 02.00

Chiuso il lunedì

info@vicologamba.it

Google Maps Vicolo Gamba, Caffè dei Libri

Un Blog mio perché?

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Me lo chiedo anch’io, perchè un blog mio? Era da un po’ che questa idea mi girava per la testa, e la voglia di avere un luogo libero dove posso decidere quando, quanto, e cosa pubblicare senza rendere conto a nessuno, mi ha spinto verso questa decisione. Questo per me sarà un contenitore di idee da cui potrà nascere ogni cosa. Non mancherà lo spazio dedicato al vino, ai ristoranti e all’enogastronomia in genere, ma ci sarà spazio per le persone, le riflessioni raccolte durante i miei viaggi tra i vari vigneti e lo spazio dedicato al Rock che non può mancare. La macchina fotografica sarà la mia compagna di viaggio inseparabile, quindi immagini e video daranno maggior forza alle emozioni che vorrò condividere.  Inizio così questa avventura nuova vediamo un po’ come andrà. Se vi va seguitemi, penso di avere una vita interessante… Stay Rock!

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