Why “Walk on the Wine Side”?

di Gianpaolo Giacobbo

Walk on the Wine Side non nasce a caso. E’ chiaramente ispirato alla canzone di Lou Reed, “Walk on the Wild Side” tratta dall’album Transformer, che da sempre mi accompagna lungo quella strada che si chiama vita. Canzone apparentemente accondiscendente, soprattutto per la musicalità, così tonale da poter arrivare a tutti. A mio avviso, uno dei pezzi più pop del repertorio del musicista newyorkese. Dietro a questo fare affabile in realtà si nasconde un mondo dissacrante, provocatorio, dove Reed prende la difesa degli angoli più fragili della società scavando negli animi più incerti dell’anima. Un pezzo coraggioso, soprattutto per gli anni in cui è stato scritto, dove emerge l’orgoglio delle personalità più scomode, agli occhi dei più, quelle che si prendono il rischio di non piacere e che se ne fottono di ciò che gli altri pensano di loro. Gente che ha scelto di calare ogni maschera per indossare solo quella che li fa sentire più vivi e autentici allontanando ogni modello precostituito. Lou Reed è elegante, graffiante, apparentemente semplice ma anche maledetto.  E’ un pezzo che incarna l’anima Rock nella sua interezza capace di sorriderti e di prenderti a schiaffoni nel medesimo tempo.

La prima volta che arrivai a New York fu nell’inverno del 2017 durante il mio primo viaggio negli Stati Uniti a raccontare i vini italiani. Ero molto emozionato e coinvolto da tutto ciò che mi circondava. Vivevo ogni istante con grande intensità. Sentivo il sangue pulsare nelle vene e, dentro di me, una vibrazione insolita: ero dove da sempre avevo sognato di arrivare. Atterrare a New York per la prima volta di notte è un’esperienza quadrimensionale, non solo visiva ma anche di quella sensazione in cui il sentire si traduce in feel. Uscito dall’aeroporto vengo innondato da rumori di ogni tipo da clacson che suonano fino ai fischietti continui dei responsabili del traffico. Salgo in un taxi, quelli gialli che segnano la grande mela da sempre.

Il viaggio verso la città mi fa immergere già nel sogno, i cartelli stradali che indicano il Queens, e lontano la città illuminata sembra un’opera d’argento. Nel momento in cui arrivo a Manhattan immerso tra i grattacieli di downtown dalla radio si diffondono le note di “Walk on the Wild Side” con un tempismo che solo un regista come il destino avrebbe potuto decidere. Quel momento mi rapì completamente, ero in preda ad un loop emotivo senza pari, se mi fossi lasciato andare avrei anche potuto lasciare una lacrima. Non poteva essere vero, li e in quel momento. Ascoltai tutto il pezzo fino alle note struggenti del sax mentre la città mi accoglieva nel suo primo abbraccio fatale. Era la colonna sonora perfetta, un frame inedito di Paul Schrader creato solo per me, la scena tagliata di “Taxi Driver”. Mentre il Taxi mi portava verso Time Square sulla 52° Street, realizzai che mi trovavo a New York  per il vino, dalla parte del vino, Walk on the Wine Side! Nasce così l’idea di quel nome. A distanza di 8 anni mentre passeggiavo per la Lower East Side decisi di tatuarmi sul braccio al NYHC Tattos quella scritta che oramai mi apparteneva. Racchiude tutto, New York, il Rock, il Vino e anche il mio amore per la camminata. Coincidenza ma forse neanche tanto il tattoo shop si trovava a pochi metri dalla casa dove abitava proprio Lou Reed.

 

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