Tokyo è cara, siamo sicuri?

di Gianpaolo Giacobbo

Tokyo conta 37 milioni di abitanti, un numero impressionante di persone che quotidianamente si muove tra strade, metropolitane e mezzi pubblici di ogni sorta sincronizzati perfettamente. E’ una città che, a dispetto di una simile folla in movimento, è molto silenziosa. Forse la parola armonia è stata inventata qui, non lo so, ma mi piace pensarlo. In giapponese armonia si traduce con Wa 倭, cioè tutto ciò che è sereno e calmo, ed è questo che mi evoca la cultura giapponese. Sogno il Giappone da sempre, ho iniziato a frequentare la palestra di Judo della mia città nel 1971, ero proprio un bimbo, non esistevano nemmeno i judogi, il kimono, così piccoli tanto che arrotolavo sia i pantaloni che le maniche per arrivare alla mia misura del tempo. Ho smesso di praticare il Judo nel 2000 anche se in realtà non si smette mai di essere judoka, ma questa magari è una storia che vi racconterò un’altra volta. Come tanti judoka ho sognato di entrare, almeno una volta, al Kodokan di Tokyo, il centro mondiale del Judo dove nel 1882 il Maestro Jigoro Kano fondò questa disciplina. Accade così che, le vicende della vita, mi conducano nella capitale giapponese, non con il judogi ma con il bicchiere in mano. Trovandomi qui, decido di pellegrinare verso questa meta tanto ambita inseguito da un malcapitato compagno di viaggio che si è visto costretto ad una camminata fuori programma. Non so se Alberto abbia goduto quanto me di quel momento, sicuramente non lo scorderà.

Kodokan

Mi trovavo a Tokyo in occasione dello Slow Wine World Tour 2025 dove ho avuto l’occasione di condurre una masterclass dedicata all’Asolo Prosecco con Isao Miyajima uno dei massimi esperti di vino in Giappone. A fine evento con Giancarlo Gariglio, curatore nazionale della Guida Slow Wine, Stella ed Alberto decidiamo di andare a mangiare qualcosa.  Arriviamo a Shibuya uno dei quartieri più frequentati della città, dove raggiungiamo, in una strada secondaria, un locale che si trovava nei sotterranei di un palazzo da cui il nome 35 steps bistro. Nessuna insegna, giusto una scala che scende attorniata da un muro scrostato.

Shibuya

Entriamo nel locale, un luogo accogliente senza essere sfacciato, accogliente di natura, con una cucina a vista e dove, per lo meno all’apparenza, i frequentatori erano giapponesi. Al nostro ingresso il cameriere urla un irasshaimase, frase non ben compresa a cui rispondono cuochi ed altri camerieri del locale, un benvenuto agli ospiti nel locale. Prendiamo posto in un angolo, scegliamo un menù fisso con tanti piatti da condividere, il cameriere ci fa gentilmente notare che il bere, per le due ore che ci trovavamo li, era tipo all you can drink.

Con due veneti e mezzo mi sa che non hanno fatto un grande affare, ma questo non lo sapevano ancora. Il menù proposto era davvero intrigante con preparazioni molto curate e materie prime selezionate. Siamo partiti da uno sashimi di tonno con consistenze e tenori di grasso diversi, uno sgombro sfilettato cotto con il bruciatore a cannello, si quello della crema catalana, un po’ violento ma molto interessante, stufati di carne con riso, tempure, i nuudels con la capasanta, l’anguilla fritta, la carne cotta sul fuoco lo Yakiniky, insomma mille sollecitazioni da condividere annaffiate da birra giapponese e sake servito su una canna di bambù. Menù fisso con una spesa di poco più di € 15,00 a testa bevande incluse. Sembra impossibile ma è stato così. Quindi a chi dice che vivere a Tokyo è proibitivo forse dipende da dove e come intende vivere,Tokyo sa accoglierti con grande eleganza rispettando te e anche il tuo portafoglio.

35 steps bistro

Giappone, 〒150-0044 Tokyo, Shibuya, Maruyamacho, 1

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